“Futura 2024 – Genere, corpi, diritti nello sportpertutt*” è il titolo del seminario nazionale promosso dalle Politiche di genere e diritti Uisp, che si è svolto il 18 maggio scorso. Nel corso dei lavori è intervenuta Eleonora Pinzuti, assistente alla Didattica in Pedagogia Sociale Università di Siena, #centoesperteperlosport, saggista e formatrice professionista. A lei abbiamo chiesto di illustrarci alcuni aspetti che ha toccato nella sua relazione.
L'idea di corpo e le sue trasformazioni: a che punto è l'Uisp? E ancora, quando si parla di sportpertutti: tutti chi?
"Il claim che accompagna la Uisp nel suo operare è una dichiarazione non solo di intenti quanto di orizzonti: Sport per tutti riporta l’iconotesto. Ma quali tutti? Quali corpi, quali vite, quali esperienze sono previste all’interno del perimetro delle esistenze? E quale valorizzazione educativa e sociale producono i corpi? A me questo continua a parere il centro epistemologico della questione che la Uisp si deve porre nei prossimi anni".
"In tal senso - prosegue Eleonora Pinzuti - il rapporto fra performance e forma deve interpellare il circostante: la Uisp deve insomma non solo chiedersi ma rispondere a come produrre una di-versa normalizzazione (intesa come norma, regola prevista) estensiva di corpi imprevisti ed imprevedibili: una nuova valorizzazione dei corpi multipli, sottratti al corpo modello, al discobolo e alla discobolizzazione virile dello sportcome ipòstasi. È infatti la corporeità multipla che deve invece essere rivolta al corpo-capitale delle soggettività: abbiamo insomma bisogno di de-generare lo sport, de-generare il divertimento, queerizzare il significato stesso di “Sport” per legarlo al suo concetto profondo, alla sua etimologia di diporto, di divertimento. A mio avviso questa trasformazione può esser fatta attraverso la produzione di prassi sportive, formative e informative di medio periodo che tocchino tutti gli assi del corpo Uisp: dalle figure apicali ai laboratori nelle scuole, dal ripensamento degli spazi all’uso di un linguaggio democratico e di laboratori a educatori e docenti".
Corpo e genere: come l'Uisp può dare importanza ai corpi cosiddetti “minorizzati”?
"A mio avviso è necessario liberare i corpi per inserirli in una economia sociale, relazionale, educativa che rappresenti la molteplicità e la bellezza del “fisico” come manifestazione dell’essere. Che storca, contamini, fletta la perfezione di una corporeità fidìaca, senza nesso con le realtà esistenti e multiple. Né vi è infatti dubbio che, mentre l’attività sportiva produce benessere psicofisico in tutte le sue forme, vi sono forme dei corpi che, a causa di una minorizzazione storico-culturale, non hanno possibilità di fruire ancora a pieno del movimento e dei benefici che l’attività fisica, il rapporto con il proprio corpo in uno spazio possibile, comporta: penso ai corpi transgender, spesso marginalizzati dalle architetture impiantistiche e da stereotipi culturali, a corpi di-versamente abili, ai corpi non “modellizzati”, a corpi percepiti o impercepiti come non rispondenti alle aspettative estetiche. Penso a corpi intersessuali. Penso al corpo-modello del soggetto sessuato al femminile. Sono questi corpi minori ma maggioritari che vanno rimessi al centro di un pensiero dello Sport e di una azione che li pre-veda (nelle strutture impiantistiche, ad esempio, nelle relazioni linguistiche e comunicative) con forza, coerenza e culturalizzazione".
Come capitalizzare il patrimonio storico di esperienze nate sulla cultura dello sportpertutti? Con il corpo e le sue differenze al centro?
"Servono prassi operative che debbono a mio avviso prevedere visioni, azioni, studi, pubblicazioni, conoscenze e formazioni in grado di tenere il polso delle e alle trasformazioni in atto, che riguardano e pertengono la impossibilità di sottrarsi alla metamorfosi dei corpi e delle funzioni trasformative delle nuove biopolitiche".
"Mi riferisco - prosegue Eleonora Pinzuti - anche a come l'intelligenza artificiale (artificiale poi rispetto a che cosa, mi chiedo? Quel è infatti il concetto di “artificialità” di una intelligenza che sarà fatta di bioquanti?) modellerà medicalmente i corpi, le nostre performance sportive, la ricostruzione di gran parte dei nostri arti in un futuro non così lontano. Controllerà la nostra salute (già lo fa) le prestazioni su quali misure, attraverso quali dati, quanli bit? A me non sembra riflessione da poco per la Uisp. Per questo, a mio avviso, la Uisp deve chiedersi cosa vuol fare da grande, nel terzo millennio, cioè, “per essere grande”. Quali paradigmi ermeneutici, quali piattaforme educative, quali sintagmi valoriali vuole agire e mettere – è il caso di dirlo – in campo. Del resto, il concetto di trasformazione è l’epentesi stessa del valore della formazione, cioè del dare forma al domani: dobbiamo dare forma e corpo ad un domani che non solo produca lo spazio e la dicibilità di corpi molteplici e multipli ma che ne preveda assunti, valorialità, strategie e funzioni. O facciamo questo o lo sport sarà di nuovo capitalizzato da strategie egemoniche che faranno del corpo massa e merce di consumo e medicalizzazione per il postremo mercimonio delle vite". (a cura di Elena Fiorani e Ivano Maiorella)
*ricordiamo che il testo dell'intervista è soggetto ai diritti della proprietà intellettuale e va citato con il nome della persona intervistata.
**Eleonora Pinzuti coniuga ricerca accademica, militanza sindacale e politica alla professione di formatrice, dedicandosi anche alla vocazione per la scrittura, la traduzione e la poesia. Da decenni si occupa di violenza di genere, linguaggi paritari e strategie inclusive volte al rinforzo delle soggettività. Ideatrice del metodo HerPowerment© e fondatrice di EppiHub – Excellence is a Difference, ha pubblicato: Narrazioni e Generi (Seri Editore, 2020); Bestiari di Genere (Sef, 2008), Marguerite Yourcenar (Bulzoni, 2007). Per Le Lettere sta traducendo Ci incontrammo a Parigi. Grace Frick e l Marguerite Yourcenar, per Sossella Editore è atteso il suo libro sul linguaggio. Per seguirla basta andare sui social o digitare www.eleonorapinzuti.it